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L’immagine descritta da Dante Alighieri nel secondo canto dell’inferno sembra la fotografia di quella che oggi, molti psichiatri, definiscono l’ansia da "limbo".

Dopo la sindrome della capanna, ossia il timore a tornare alla vita normale, sono tanti a provare quella che gli esperti chiamano ansia da sospensione: un disagio che si ricollega agli effetti indiretti del Covid-19. 

Non un’ansia generalizzata ma un dispiacere specifico: "la sospensione del tempo", strettamente correlata alla seconda ondata di covid-19 e con il consueguente incubo di una nuova limitazione della libertà. 


Quando si parla di ansia da limbo si fa riferimento ad uno stato di disorientamento, insicurezza e sospensione. La sensazione è quella di non avere più una routine, di essere cristallizzati in una dimensione che non ci appartiene, con risvolti che vanno dall’ansia alla difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno e lo spaesamento. 
 

"C’è stato un prima e un dopo. L’ansia dell’attesa, i dubbi, le perplessità hanno preso il posto delle nostre certezze e abitudini prima del Covid-19. Attualmente, la sensazione che predomina è uno stato di ‘sospensione’ che ci accomuna tutti. La pandemia ha modificato le nostre priorità e ci ha confrontati, in modo molto brusco, con la perdita di controllo delle nostre giornate. Sta minacciando i nostri progetti a breve e a lungo termine, le cui motivazioni iniziano a vacillare".

Chi ne risente di più è il malato di Covid, magari da lunga data, e si trova nella condizione infelice di attesa che si protrae tra alti e bassi. Ma anche chi è in attesa di fare il test o chi aspetta la scadenza della quarantena o dell’isolamento fiduciario

«Nel post lockdown si sono registrate moltissime diagnosi di disturbo post-traumatico da stress, ora il nuovo disagio psichico è l’ansia "da sospensione" e la via di uscita sono le relazioni»

Sono tante le persone che vivono passivamente l’attesa, diventando una leva per attuare un atteggiamento rinunciatario, passivo al punto da poter parlare di "Disperazione di Cassandra". 
Altre sono insofferenti e reagiscono in modo aggressivo, a volte violento, altre ancora tentano di non tenere conto delle limitazioni pagandone le conseguenze. 

Il rischio è che la pandemia di Covid-19 si trasformi in una sorta di alibi su cui le persone particolarmente ansiose finiscano per proiettare tutte le proprie angosce più profonde. Così facendo, è difficile mantenere un equilibrio e bisogna quindi lavorare sui pensieri negativi per evitare la messa in atto di comportamenti pericolosi e perfino disperati.

Cosa fare quindi? 

1. instaurare una routine sana ed equilibrata: 
occorre scaricare le tensioni del corpo accumulate durante il giorno. Vanno privilegiati l’attività fisica, gli esercizi di rilassamento e un’alimentazione equilibrata in base al fabbisogno giornaliero. È importante, inoltre, crearsi un tempo e uno spazio, in cui dedicarsi alla lettura e all’ascolto della musica.

2. evitare l'isolamento: 
i rapporti interpersonali vanno mantenuti vivi e portati avanti servendosi dei mezzi che abbiamo a disposizione, dalle videochiamate alle chat di gruppo.

3. chiedere aiuto: 
Per gestire ansia e attacchi di panico è bene rivolgersi ad un professionista.

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